Presenze

0

Gol

0

Biografia

Periodo Squadra Competizione Presenze Reti
2007-2008
2008-2009
2009-2010
Cesena

Piacenza
B
B
B
40
40
38
15
8
15
2010-2011
2011-2012
2012-2013
Chievo A
A
A
36
27
9
7
4
0
gen-giu 2013
2013-2014
Bologna A
A
9
19
1
2
2018-2019
2019-2020
Pisa C
B
39
17
15
2

Born in Belgium Made in Italy

“Born in Belgium Made in Italy” ho tatuata questa frase sul mio avanbraccio sinistro. Sono nato il 3 febbraio 1980 a Mons in Belgio perché la mia famiglia viveva lì per motivi di lavoro. Non ho ricordi del Belgio, non parlo francese e sono decisamente italiano, per la precisione romano.

Ho iniziato presto a giocare a calcio. Mio fratello, più grande di me, era stato segnato alla scuola calcio del nostro quartiere, il Tor de’ Cenci. Io lo andavo a vedere. Tornati a casa cominciavo a giocare con lui con palle rimediate e fatte in casa. Mia mamma era disperata, pur di salvare la casa voleva iscrivere anche me alla scuola di calcio! All’epoca per i bambini della mia età non c’era la possibilità di giocare. A cinque anni però mi sono fatto notare a bordo campo mentre rincorrevo il pallone. Così un po’ prima di quanto fosse possibile ho iniziato a giocare.

Nella mia carriera ho giocato in quasi tutte le categorie, una gavetta lunghissima. Nel 1993 facevo il raccattapalle all'Olimpico, c'era Mazzone in panchina. Giocavo negli Esordienti della Roma: mi allenava Bruno Conti, che ancora non era il capo del settore giovanile. Poi mi scartarono. Ero gracile, piccolino ....non avevano torto. Mi sono concentrato sulla tecnica per ovviare al fisico, che poi è arrivato! Non mi sono fermato perché per me il calcio oltre ad essere stata la mia professione è proprio una passione.

Che la mia passione per il calcio fosse diffusa è indubbio, devo confessare però che quando ho letto su un muro di Arezzo “Sei più bella di una rovesciata di Moscardelli", mai avrei pensato di competere con una bella ragazza! Ma la vera soddisfazione è arrivata nella partita Trapani – Pisa del 2019 quando ho segnato di rovesciata. Uscire a quasi 40 anni con l’applauso di tutto il pubblico mi ha commosso.


Doppio salto!

Ho lavorato in tante città d'Italia: sono partito da Maccarese poi Guidonia, in eccellenza, seguito costantemente da mio padre. A distanza di anni girando per Roma ancora mi fermano per dirmi con orgoglio che mi seguono da ‘quei tempi’! Naturalmente la cosa mi fa piacere perché di anni ne sono passati!

Poi la chiamata in serie C 2 con il Sangiovanni Valdarno: doppio salto di categoria, prima esperienza fuori casa. E’ tutto nuovo, tutto più organizzato, gli allenamenti erano diversi: si faceva tattica, si studiavano gli avversari, avevamo i massaggiatori e si facevano le famose ‘posture’ che proprio non avevo idea di cosa fossero! E poi con me giocava Ciccio Baiano, un mentore da cui imparare tanto e poi aveva giocato con il mio idolo: Batistuta! Le cose vanno per il verso giusto, faccio il mio esordio da professionista con 15 gol in 30 partite. Di nuovo doppio salto, mi chiama la Triestina in serie B.

Quando sono arrivato allo stadio di Trieste mi hanno fatto fare il tour, mi hanno accompagnato all’ultimo piano con l’ascensore ed una volta aperte le porte sono rimasto senza fiato, benché fosse vuoto, ho esclamato al direttore: "Ma io dovrei giocare lì dentro?" Passata la paura iniziale ho contribuito anche io a far vivere bei momenti a quel bellissimo stadio. Ancora mi ricordo la mia prima giornata di campionato di serie B, non avevo gli scarpini: mi furono prestati da Godeas. Segnai. Non glieli ridiedi più!


Da Trieste in giù

Nel 2005, dopo aver fatto bene a Trieste, sposo il progetto del Rimini, squadra neopromossa in B. Tra i ricordi più intensi che ho di quel periodo è stato sicuramente il campionato del mondo vinto dall’Italia. Inutile parlare del goal più bello (non lo dico perché è scontato), ma indubbiamente la partita più bella, credo un po’ per tutti, fu proprio la semifinale contro la Germania. Questa sfida è ormai diventata un classico del calcio, ma quella del 2006 vissuta in prima persona da giocatore fu tutta un’altra cosa: sofferta, vinta ai supplementari e in casa loro, per me fu più coinvolgente della finale!

Essendo romano non mi sono fatto certo sfuggire i festeggiamenti del Circo Massimo. Ero lì tra i tanti tifosi a festeggiare quella fantastica squadra di campioni. Poche settimane dopo mi sono ritrovato ad affrontarne subito alcuni: prima partita di campionato Rimini – Juventus. Prima partita di serie B della Juve dopo lo scandalo di calciopoli. Ancora ricordo quando siamo scesi a controllare il campo prima della partita: giornata perfetta, curve piene, atmosfera bellissima; si respirava entusiasmo in città. Io non ero titolare e questa cosa un po’ mi pesava, volevo giocare tantissimo quella partita, entrai al secondo tempo. Pareggiammo.

A Rimini mi è capitato spesso di segnare entrando al secondo tempo!! E così alla fine, per tutto l’anno e per scaramanzia, non partivo mai titolare! L’uomo della provvidenza insomma! Certo però mai avrei pensato di finire a pochi chilometri di distanza e nell’altra squadra del derby romagnolo: il Cesena. Nonostante le mie 15 reti, purtroppo quell’anno non andò bene alla squadra, retrocedemmo. Probabilmente la mia prima grande delusione, gioia per avere fatto bene e dolore per nonavercela fatta. Però che stadio, stile inglese! Che pubblico! Ci ha incitato e cantato fino alla fine! Conclusa la mia esperienza romagnola sono approdato a Piacenza. Qui credo di aver giocato tra le partite con più fredde in assoluto! Qui ho conosciuto anche un Radja Nainggolan molto giovane che durante il secondo anno mi chiamava "capitano". Sì, a Piacenza infatti, con l’arrivo di Pioli, divento capitano. Che responsabilità!

Non dimenticherò mai una riunione della lega Calcio a Roma con tutti i capitani di serie A e Serie B. Io perl’appunto ero lì come Capitano del Piacenza. Ero nella hall dell’albergo e comincio a vedere un certo movimento tra le persone e una serie di flash dei fotografi. Il Capitano, perché per me lui è Il Capitano, stava raggiungendo l’evento. Mi supera, mi vede e mi chiede : “Come va Mosca?” Impietrito il mio primo pensiero è stato: “Lui sa chi sono io?!?” Avrò ripetuto incredulo dieci volte questa frase al telefono a mia moglie che mi rispondeva: "se tu per passione guardi tutte le partite perché non dovrebbe farlo anche lui!"


Ovviamente al balcone di Giulietta!

A Verona ho coronato il sogno di qualsiasi giocatore, giocare in serie A e questo grazie ad un allenatore che ha sempre creduto in me! Sì ci sono arrivato un po’ tardi ma questo insegna che non bisogna mai arrendersi. In soli 14 minuti di serie A segno il primo goal contro il Catania. Un misto tra un’esplosione di gioia e un attacco di cuore!!! Per non parlare dell’elastico fatto a San Siro a Nagatomo che spesso mi ricordano i tifosi (soprattutto dell’inter!) quando mi incontrano! Per non parlare dei tifosi napoletani. Al Napoli ho segnato per 2 anni di seguito e tutt’ora non fanno altro che dirmi:“solo al Napoli segnavi!”

Ancora non avevo la barba, tratto abbastanza distintivo, ma venivo riconosciuto dalle altre tifoserie per quello che facevo in campo. Questo clima mi piaceva e non ho mai avuto problemi a farci la battuta sopra. In fondo sono un tifoso anche io! Tra le tante gioie che mi ha dato questa città c’è sicuramente quella di avermi ospitato per qualche tempo. Qui infatti mi sono trasferito, ovviamente di lunedì, ovviamente al balcone di Giulietta! A Verona ho vissuto l’esperienza più bella, quella di diventare papà… e anche di scoprire che lo sarei diventato a breve di nuovo! Insomma a Verona ho rischiato l’infarto (di gioia) più volte!

Verona è una città che ti rimane nel cuore, a misura d’uomo, elegante e che si tratta bene. Piena di turisti durante tutto l’anno ma anche popolata da persone stupende. Spesso si dice che al Nord le persone sono un po’ chiuse - per me che vengo da Roma è abbastanza evidente - ma se entri nel loro cuore non ti lasciano più. Tutt’ora sono legato alle persone che ho conosciuto lì, una bevuta con loro mi fa sempre piacere!


La Barba

Il mio mister di riferimento, Stefano Pioli, riuscì a inserirmi nella rosa degli attaccanti del Bologna, dopo avermi regalato il sogno della A con il Chievo. Ma in quella stagione il goal di esordio tardava ad arrivare e quando ci sono riuscito ho dichiarato candidamente che aveva fatto prima mia moglie a sfornare il mio secondogenito Mattia!

Che dire sono fatto così e la barba è nata in quel contesto in quella strana stagione. Non la taglio dal 2 febbraio 2013 era quasi un fioretto, poi mi ha dato una visibilità inaspettata e soprattutto non sapevo di averla così folta. Ho riflettuto su come sia stato possibile che il semplice fatto di essermi fatto crescere la barba mi abbia reso un personaggio del web. I social sono diventati parte costante della nostra vita dopo, io all’epoca mi divertivo con twitter ma ero anche molto rispettoso dei tifosi visto che la squadra non andava bene e scherzai sul fatto che il successo me lo stava dando la barba, pur non giocando!

Negli anni ho ricevuto domande extra calcistiche sempre sulla mia barba: da quando non la tagli? Perché ti sei fatto crescere la barba? La taglieresti se la Roma vincesse lo scudetto? E così via…fatto sta che ora ci sono affezionato, i miei figli non mi hanno mai visto senza. Inoltre ormai non me la posso neanche più tagliare per sfizio, perché comincerebbe il tormentone al contrario: perché ti sei tagliato la barba?


Sciamu sciamu

"Amore andiamo al Sud?" Questa è stata la frase detta a mia moglie quando ho ricevuto la proposta del Lecce. Non ero mai sceso sotto Maccarese! Certo avevo giocato tante partite al sud negli anni di serie A e B. Inoltre stavo passando dalla serie A alla serie C. Ma è indiscutibile che Lecce sia una bella piazza. Naturalmente la risposta di mia moglie non è tardata ad arrivare, pure se si scendeva dalla serie A alla serie C. Ecco come l'ha presa: "A Lecce c’è il mare, si va!”

Come avrete capito a mia moglie piace il mare. E meno male che non ci abbiamo pensato troppo perché l’esperienza di Lecce ci è piaciuta tantissimo. Tutt’ora dopo 6 anni i tifosi del Lecce sono sempre i primi a commentare i miei post a dimostrarmi il l loro affetto, io dal canto mio ogni anno continuo a dimostrargli il mio (ed ad accontentare mia moglie) scendendo giù in Salento! Il nostro primo approccio è stato traumatico! Piazza Mazzini, 11 agosto 2 del pomeriggio. Vento caldo, detto in leccese "faugno", città deserta, sembrava un set cinematografico vuoto. Ci guardiamo e pensiamo di aver sbagliato scelta. Torniamo in albergo abbastanza silenziosi. Riusciamo alle sei del pomeriggio e… niente la vivacità di Lecce ci assorbe totalmente! Subito catapultati a tutte le sagre possibili, taranta vino rosso e ogni tipo di cibo! Abbiamo subito capito che invece la scelta era giusta!

La prima di campionato era fuori casa in un campo decisamente lontano da quelli a cui ero abituato negli ultimi anni. Ma giocare al Via del Mare è davvero incredibile, curva strapiena, tifo incredibile ed era solo una partita di serie C! Quando il contesto è così cerchi di dare tutto te stesso! Ma ahimè nonostante ci fosse una squadra affiatatissima non siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo della serie B. Però sono stati anni fantastici.


Arezzo

Arrivo ad Arezzo nel settembre 2016 consapevole di essere al mio ultimo anno da professionista. Ma il destino, come sempre, ha altri piani. Me ne accorgo subito perché al primo allenamento Mister mi chiama e mi dice: “Mosca quest’anno voglio vincere il campionato tu mi devi aiutare e questa è la fascia da capitano!”. È amore a prima vista. La città, i tifosi, i compagni di squadra sono un mix meraviglioso che ci fa volare. In quella stagione gioco 32 partite e segno 16 gol, andiamo ai playoff per la B, ma veniamo eliminati dalla Lucchese. Resto comunque fiducioso per quella successiva. Mi sento bene, sono il Capitano e ho voglia di giocare, ma non posso proprio immaginare quello che ci aspetterà da lì a qualche mese.

Le avvisaglie ci sono già in autunno. Piccoli problemi societari, dicono. Risolvibili, promettono. Ma è solo lo scricchiolio che preannuncia il crollo. Non veniamo più pagati nonostante le promesse, i beni societari sono pignorati e per di più la squadra, proprio a causa di queste inadempienze, viene penalizzata di 15 punti in classifica. Ci alleniamo in un clima surreale, andiamo in trasferta con le nostre auto perché non abbiamo neanche un pullman per gli spostamenti. Non abbiamo più niente, né Presidente né direttore sportivo. Non siamo più una società, ma siamo e rimaniamo comunque una squadra. In campo siamo soltanto noi giocatori, il Mister e i tifosi. Ed è stato proprio l’amore della gente la molla che ci ha spinti ad andare avanti.

Ospito i compagni più giovani a casa mia che diventa una specie di campeggio dove ritrovarci e compattarci prima delle partite. Mi commuovo ancora adesso a raccontarlo. Mi sono sentito veramente un capitano di altri tempi, facendomi portavoce di tutte le problematiche di ognuno e mettendoci la faccia davanti a chi avrebbe dovuto tutelarci. L’ho fatto e lo rifarei volentieri, per la passione che ho verso il calcio e soprattutto per ricambiare tutta la stima che la città aveva nei miei confronti. Alla fine della stagione, nonostante la penalizzazione e nonostante tutto il resto, ci siamo salvati e credetemi rimane la mia più grande vittoria.


Sotto la torre di Pisa

Pisa è stata la mia ultima squadra, con il Pisa ho vinto il mio primo campionato e sono tornato in serie B. Venivo da Arezzo dopo una stagione travagliata, dirigenze che si alternavano e le tifoserie che non si amavano troppo. Da Arezzo in poi ogni anno il contratto sembrava essere l’ultimo. Con il Pisa avevo una clausola per il rinnovo solo per il passaggio in B. Iniziamo il campionato un po’ altalenante, a dicembre siamo undicesimi, fuori anche dai playoff.

Dopo un discorso fatto dalla dirigenza, ci siamo riuniti negli spogliatoi a parlare tra di noi. Non ricordo bene quello che ci siamo detti ma da quel giorno in poi il gruppo è diventato sempre più affiatato ed i risultati non si sono fatti aspettare. Abbiamo iniziato ad organizzare cene per fare sempre più gruppo: età media 22-23 anni poi c’ero io con i miei 39! Però di certo non sfiguravo, chi mi conosce sa che a tavola sono di compagnia! Non posso scordare il sostegno ricevuto dai tifosi che hanno saputo attendere e fatto lavorare sereni fino alla fine. Ed infatti terminiamo il campionato terzi in classifica e andiamo ai playoff direttamente al secondo turno! Una volata! Nonostante la tensione, che io personalmente già avevo provato in precedenza affrontando altri playoff, la nostra squadra era carica e sicura di potercela fare e così è stato! Il 9 giugno 2019 vinciamo a Trieste la finale dei playoff. Io ed altri miei compagni abbiamo fatto un tatuaggio che ricorda quel giorno. Indimenticabile l’arrivo in pullman da Trieste alle 6 di mattina a Piazza dei miracoli vuota e silenziosa: foto tutti insieme sotto la torre!

Non ricordo di aver dormito molto perché già dal pomeriggio ci aspettavano i festeggiamenti prima allo stadio poi in centro. Ho perso la voce per cantare i cori insieme ai tifosi! E’ stato un momento magico nella mia vita professionale. E quindi ecco che l’unica clausola del contratto per il rinnovo si avvera. Di nuovo in serie B, di nuovo in goal (il goal in rovesciata a Trapani che ancora mi fa commuovere per l’applauso dell’intero stadio). Si preannunciava un buon anno calcistico ma non faccio in tempo a festeggiare i miei 40 anni che si abbatte sul mondo la pandemia. Campionato interrotto torno a vivere per circa 2 mesi nella mia casa di Roma. Non ci ero mai stato per così tanto tempo di seguito! Naturalmente non fu un periodo facile per nessuno ma per me che da quasi 5 anni non vivevo con i miei figli e mia moglie, fu una riscoperta. Quanto mi erano mancati!

Fu per questo motivo che dopo aver concluso il campionato a luglio scelsi di lasciare e provare a lavorare per lo staff del Pisa. Ma la distanza era ancora troppa e poi a dir la verità dall’altra parte del campo proprio non ci so stare! Il resto della mia vita è ancora tutto da scrivere…per correre ancora dietro al pallone sono troppo “cresciuto”, ma ho scoperto che il calcio è al di là del rettangolo di gioco. E’ una passione che unisce e che insegna a stare in gruppo. Sono questi i valori che voglio continuare a respirare e a condividere. Ed è per questo che comincio l’avventura nel mio personale metaverso, il “Barbaverso”. Il mio studio/salotto tv virtuale sarà aperto a tutti, ospiti e pubblico, per parlare di calcio, di attualità, di trend con ironia e divertimento!

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Ai primi iscritti una simpatica sorpresa in omaggio.

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